Donne delle pulizie

(omaggio all'amico Denghiu)

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  1. andrea68rapi
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    “Va bene ragioniere, che ora abbiamo fatto?”.
    “Sono le sette e mezza, ormai, dott. Ferretti. I dipendenti sono già andati tutti.”
    “Volevo finire queste analisi entro stasera, ma ormai credo che dovremo rivederci domani mattina. Ci prendiamo un caffè?”.
    “No grazie, capo. Vorrei andare a casa in fretta. Sa… mia moglie…”. Giorgio, 30 anni, era sposato da pochi mesi e da qualche giorno la moglie Amanda gli aveva comunicato che aspettava un figlio.
    “Ok capisco!”.
    In quel momento dalla sala, essi sentirono dei rumori: un carrello che entrava e zoccoli che calpestavano il pavimento.
    “Ecco che arrivano le donne delle pulizie. Sono anche in anticipo stasera, di solito vengono dopo le otto. Giusto per rompere ancor di più le palle.” sbottò il dott. Ferretti. “Vabbè andiamocene”.
    Giorgio, dunque, spalancò la porta dell’ufficio, fino allora socchiusa, ma si bloccò di scatto con la bocca aperta. Di fronte a sé aveva una pistola puntata, tenuta da due mani in guanti rosa, i classici guanti da cucina. La donna che gli stava davanti aveva il volto coperto da un gambaletto color carne, che ne comprimeva i lineamenti in una forma ad uovo, con il bordo della calza che passava tra naso e bocca. Essa indossava poi un camice verde, tipico delle donne delle pulizie, con calze chiare e zoccoli di legno che lasciavano intravedere le unghie dei piedi smaltate. A fianco della donna, stavano due complici, vestite e mascherate alla stessa maniera.
    “Chi… chi siete… cosa volete?” balbettò il ragioniere.
    “Sta zitto. Qua le domande le facciamo noi!” rispose quella che evidentemente era il capo della banda. E gli intimò di rientrare in ufficio”.
    “Fuori di qui!!!” intervenne il focoso Ferretti. Ma rimediò solo uno schiaffo e il contatto fra la gomma del guanto e la faccia del dirigente, procurò un rumore sinistro.
    “Apri la cassaforte, idiota! E metti tutto in questo sacco nero”.
    “Che cosa!?!”
    La donna si levò uno zoccolo e lo tirò contro la cassaforte appoggiata al muro.
    “Apri quella! Veloce!”
    “Col cazzo!”
    A quel punto una delle complici, finora rimaste in silenzio, si levò a sua volta uno zoccolo, si avvicinò a Ferretti e lo percosse sul viso, aprendogli una ferita sul sopracciglio.
    “Hai capito che devi aprirla quella maledetta cassaforte, se vuoi tornare a casa sano e salvo?” disse con un accento che poteva essere non italiano.
    La donna con la pistola nel frattempo prese Giorgio per un braccio, puntandogli l’arma alla tempia.
    “E’ meglio per tutti e due se collaborate”.
    La situazione stava mettendosi a malpartito e la decisione mostrata dalle rapinatrici non dava speranza di cavarsela a buon mercato, pertanto Ferretti si convinse ad aprire la cassaforte.
    “Bravo, hai visto che non era poi tanto difficile” disse la rapinatrice con l’accento strano.
    La terza donna, finora inattiva, prese il sacco nero da immondizia e lo riempì con il contante in cassaforte, fino all’ultima banconota.
    “Bene. Ora vi legheremo stretti. Non possiamo permetterci che diate l’allarme troppo presto. Sapete… con gli zoccoli non possiamo essere velocissime…” disse la capo banda.
    La complice ripose il sacco pieno di banconote all’interno del bidone della spazzatura sul carrello e ne estrasse pezzi di collant tagliati in fascette, quindi cominciò a legare le due vittime, prima con le mani dietro la schiena, poi le caviglie ed infine la bocca per non permetter loro di gridare.
    “Non preoccupatevi ragazzi, che domattina vi verranno a liberare”. Poi rivolta alle compagne “Andiamocene”.
    Le signore percorsero la sala ed arrivarono all’ascensore, ma lì si accorsero che era occupato perché qualcuno stava arrivando dal basso.
    “Attenzione” disse la leader.
    Quando le porte si aprirono, una donna di circa 40 anni rimase paralizzata dalla sorpresa al vedere tre figure con il gambaletto sulla faccia. Era la moglie del dott. Ferretti che aveva avuto la malugurata idea di fare un’improvvisata al marito.
    “Mani in alto ed esci da lì” le intimò la rapinatrice con la pistola.
    La donna ubbidì, fu fatta inginocchiare, e a quel punto la ladra dall’accento strano si sfilò nuovamente lo zoccolo e colpì con forza la nuca, mandando la vittima nel mondo dei sogni.
    “Adesso dormirà per un po’. Guardate, porta le autoreggenti. Usiamo quelle per legarla.”
    Le legarono mani e piedi e la lasciarono distesa nel corridoio. Quindi uscite dall’azienda, salirono in macchina e svanirono nel buio.

    La mattina seguente, i dipendenti trovarono le tre persone legate, le liberarono, prestarono i primi soccorsi e chiamarono le forze dell’ordine. Per prima cosa Giorgio telefonò alla moglie per spiegare e rassicurarla di quello che era successo e, viste le condizioni delicate della consorte, ebbe il permesso di fare visita a casa, prima di dover ottemperare agli obblighi relativi all’indagine che si sarebbe aperta sull’accaduto.
    Appena entrato in casa, Giorgio trovò Amanda sul divano con la mano sulla pancia appena rigonfia. Era assistita da due amiche di famiglia. Di fronte a lei, su un tavolino basso, erano impilate mazzette di banconote e su una sedia erano appoggiate tre telare da donna delle pulizie con alcuni gambaletti color carne arrotolati. Un sacco nero, vuoto, era in un angolo e tre paia di zoccoli erano all’esterno del tappeto. Su di una mensola c’era una pistola giocattolo nera, mentre in fondo al corridoio, attraverso la porta aperta del bagno, si intravvedeva la lavatrice con sopra alcune paia di guanti da cucina color rosa.
    “Come stai amore?” chiese Amanda.
    “Bene, sto bene. Siete state fantastiche”.
    “Hai visto che brava Katia a imitare un accento indefinito dell’est?”
    E Katia disse qualche frase con quel tono e tutti si misero a ridere.
    “Ora” disse Amanda “abbiamo diviso il bottino in tre parti uguali. Con la terza parte riusciremo a crescere bene il nostro bambino” e Giorgio si avvicinò e diede un bacio prima alla pancia e poi sulla bocca della moglie.
    “Adesso tocca a me. Ovviamente dirò tutta la verità alla polizia, almeno di quello che è successo ieri sera”.
    “Ci vuole un brindisi”, disse Eleonora, la terza amica. “Alla nostra rapina!”.
    “E a tutti i gambaletti del mondo” rispose Giorgio, con il calice fra le dita.
     
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    Non è esattamente il mio genere, però l'ho letto con un certo sottile piacere.

    Personalmente avrei arricchito la storia con altri particolari, come ad esempio un dott. Ferretti che cerca di opporre resistenza, ma viene torturato e seviziato per fargli confessare la combinazione della cassaforte. Oppure una Sig.ra Ferretti che, in guepiere e tacco 12, costretta dalle tre rapinatrici, si trasforma in spietata Mistress e tortura, al posto loro, il marito obbligandolo a rivelare la combinazione della cassaforte. Ci sarebbero altre possibili varianti, ma non voglio stravolgere in modo eccessivo lo spirito del racconto.
     
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  3. andrea68rapi
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    Ho capito.

    Tu vuoi creare il terrore fra la gente, i titoloni sui giornali, ore di servizi a "Chi l'ha visto" "La vita in diretta", "Quarto grado"; e l'intervento dei Ris di Parma comandati dal Gen. Garofalo. Preparati ad ascoltare le considerazioni della dott. Bruzzone e magari di Vittorio Sgarbi, che magari si incazza dando della "capra a tutti".

    E così, invece di un banale articoletto sulla cronaca nera del giornale locale, ti trovi un Bruno Vespa con un megaplastico e i figurini delle rapinatrici in scala 1/72.

    Comunque l'una cosa non esclude l'altra. L'umanità, è noto, è molto variegata e così anche l'universo delle rapinatrici: c'è quella dolce, quella dura, quella che ride, quella che sorride, quella che spara, quella che tortura e via dicendo. E in base alle loro caratteristiche si riuniscono in bande o gang.

    Te la senti di scrivere qualche storia su rapine al femminile ?

    Intanto ti consiglio questo sito che, se conosci l'inglese, è molto interessante per chi ama le "strong armed robberies", per me anche troppo strong a volte, perchè le rapinatrici non si limitano a rubare, ma godono anche nel seviziare e talvolta a uccidere, come guidate da una forza misteriosa. Da quanto ho capito l'autore è più appassionato di bondage che di rapine in sè per sè.

    http://kppresents.com/frontpage.htm
     
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    Grazie dell'omaggio amico!
    Devo dire che è la sceneggiatura che mi piace di più, inoltre hai messo anche qualcosa di tuo, vedi il complotto, che la rende ancora più accattivante!

    Cosa bisogna fare per avere questa storia animata?
     
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  5. andrea68rapi
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    Per animarla siamo nelle mani fatate della Gisy
     
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    La Bruzzone che per entrare meglio nella mentalità assassina prova a mascherarsi con la calza mi stuzzica un po'...;)
     
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  7. andrea68rapi
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    E magari ripercorre tutte le fasi della rapina con l'aiuto di Cristina Parodi e Barbara D'Urso.
     
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  8. andrea68rapi
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    CITAZIONE (andrea68rapi @ 12/6/2017, 19:17)
    E così, invece di un banale articoletto sulla cronaca nera del giornale locale, ti trovi un Bruno Vespa con un megaplastico e i figurini delle rapinatrici in scala 1/72.

    A proposito di figurini, ovvero i soldatini che un tempo erano di uso comune fra i bambini e oggi sono solo oggetto di collezionismo o giochi di War games strategici, le attuale ditte hanno previsto tutte le tipologie di combattimento e oltre ai vari eserciti di tutte le epoche ci sono anche questi:



    Platoon_1



    Platoon_2

    ovvero uomini e donne in stocking mask (quelle a sinistra nelle foto sono ragazze, secondo il catalogo). Credo che facciano riferimento all'IRA nordirlandese.
     
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7 replies since 7/6/2017, 21:04   407 views
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