istruzioni per l'uso
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istruzioni per l'uso

secondo voi potrebbe rendere meglio sessualmente un maschietto posto sotto pressione con .....

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  1. andrea68rapi
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    Aggiungerei labbra rosso fuoco e matita nera intorno agli occhi, per renderli più "criminali". Ok ?
     
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    CITAZIONE (andrea68rapi @ 11/8/2017, 13:33) 
    Aggiungerei labbra rosso fuoco e matita nera intorno agli occhi, per renderli più "criminali". Ok ?

    ok :) mi è venuta in mente una cosa che mi piacerebbe in fatto di rapina..... :rolleyes:
     
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  3. andrea68rapi
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    Inizio qui un racconto intitolato "UN DIAMANTE PER GLORIA", con protagonista appunto la nostra amica.


    (Prima parte)

    “Signore e signori, benvenuti.”
    Khalifa Ahmad Al-Tarabulsi, direttore del museo Reale di Doha, capitale del Qatar, era al settimo cielo. Finalmente, dopo una complessa trattativa, era riuscito ad ottenere un prezioso diamante indiano del 13° secolo, lavorato dal famoso artista Rahmani. Aveva dovuto battere la concorrenza dei più importanti musei di tutto il mondo, anche se era stato costretto a far sborsare una cifra importante, alle casse dello stato qatariota. Ma era in corso una lotta per il prestigio contro gli Emirati arabi vicini, in particolare Dubai e Abu Dhabi, e ogni sforzo era ritenuto necessario.
    Quel giorno stava per essere aperta al pubblico la nuova sala, creata esclusivamente per ospitare il diamante, e posta a fianco della sala dei dipinti. La festa d’inaugurazione, presieduta dal direttore e dal locale ministro dei beni culturali, era rivolta alle personalità occidentali perché l’obiettivo era di promuovere il Qatar sulla scena mondiale, come attrazione culturale per i turisti con grandi capacità finanziarie. Per questo la nuova sala era gremita di persone sedute, i cui tratti somatici denotavano la provenienza europea o statunitense con qualche presenza sporadica di asiatici e africani.
    Fra i tanti ospiti, circa a metà sala, era seduta una elegante signora bionda, di circa 30 anni. Indossava un impermeabile bianco, sotto cui si intravvedevano una gonna nera e una camicietta marrone. Le gambe accavallate erano coperte da calze nere ed i piedi indossavano scarpe con il tacco alto. I guanti di pelle, il foulard a pois sul collo, gli occhiali da sole e un cappellino completavano la sua mise. Infine portava con sé una capiente borsetta bianca con le borchie.
    Al termine dei discorsi di inaugurazione da parte del direttore e del ministro, ci fu il momento del “question time” in cui i giornalisti ebbero modo di carpire ulteriori notizie riguardo il diamante esposto. Successivamente, tutti si alzarono per accalcarsi al rinfresco che era stato allestito per l’occasione.


    (segue)

    Edited by andrea68rapi - 16/8/2017, 22:30
     
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  4. andrea68rapi
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    UN DIAMANTE PER GLORIA

    (seconda parte)



    La bionda signora preferì non avvicinarsi al banco del rinfresco, ma diede prima un’occhiata da lontano al diamante che era protetto da un contenitore di vetro, poi passò alla sala dei dipinti, passeggiando su e giù e guardando le varie opere di diversi pittori, soprattutto europei. Dopo circa 10 minuti se ne andò.
    Qualche ora dopo, verso le 19.00, la misteriosa signora era nella sua stanza del Royal Hotel of Qatar, situato proprio a fianco dell’edificio del museo. Era appena arrivata e si stava svestendo quando squillò il telefono interno.
    “Signora De Rossi ? Il signor… Marchetti chiede di lei” disse l’impiegata della reception.
    “Lo faccia salire, per cortesia. Grazie”.
    Dopo alcuni minuti bussarono alla porta della stanza e la signora andò ad aprire.
    “Ciao Gloria” disse un uomo minuto con i capelli ricci, un po’ brizzolati, e un paio di occhiali “o dovrei dire… signora De Rossi? Come mai hai scelto questo cognome?”
    “Così… non c’è un motivo. E’ un cognome come un altro. Hai portato il fondo di bottiglia?”
    “Fondo di bottiglia… ahah. Questa è un’opera d’arte”. Il nuovo arrivato aprì una borsa che aveva con sé e ne tirò fuori un oggetto avvolto in un foglio di giornale. Tolta la carta che lo proteggeva, apparve un pezzo di vetro, lavorato molto finemente, che sembrava in tutto e per tutto il diamante custodito presso il vicino museo, almeno ad uno sguardo poco esperto.
    “Il nostro Alex ha fatto miracoli; in quanto a falsario non ha eguali”.
    Gloria strabuzzò gli occhi:
    “Se non avessi visto, poche ore fa, l’originale al museo, direi che è questo qui, il famoso diamante”.
    “Veniamo a te. Come è andato il sopralluogo?”
    “A parte la conferenza noiosissima, bene.”
    Gloria prese la borsetta, afferrò quella che sembrava una borchia e tirò, facendo apparire una microcamera che collegò al televisore della sua stanza.
    “Ecco ora vediamo. Questa è la sala del diamante, che per il resto è completamente vuota. Sicuramente c’è un allarme a raggi infrarossi. Proprio a fianco del collegamento fra questa sala e quella dei dipinti, c’è il locale di sorveglianza dove una guardia controlla a video le immagini che giungono dalle telecamere interne. Ci sono altre due guardie che svolgono servizio di ronda nelle varie sale. Per arrivare al diamante, bisogna per forza passare tramite la sala dei dipinti. Tra l’entrata in questa sala e il locale di sorveglianza ci sono circa 10 metri in cui sarei allo scoperto. Un modo ci sarebbe per ovviare a questo problema: vedi il colore del pavimento, questo verdino chiaro?”
    “Si certo.”
    “Riesci a farmi fare un pannello di questo colore? Che sia della mia altezza, ma anche ripiegabile.”
    “Domani riesco a procurartelo. Quando conti di agire, Gloria?”
    “Domani notte.”
    “Per il resto hai tutto? Ti serve qualcosa?”
    “Per il colpo ho tutta l’attrezzatura adatta. L’unica cosa che mi serve da te è la puntualità… non farti attendere troppo. Ti aspetterò qui alle 7.00 di mattina”.
    Il giorno dopo, il complice fece pervenire a Gloria il pannello di colore verde chiaro. La giornata passò con i preparativi del colpo. La donna aveva deciso di entrare in azione verso le ore 1.00, e durante il pomeriggio, dalla sua camera, controllò con un binocolo la conformazione dell’edificio che ospitava il museo.
     
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  5. andrea68rapi
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    UN DIAMANTE PER GLORIA

    (terza parte)


    Distesa sul letto, con addosso solo reggiseno, mutandine e reggicalze con calze nere, dopo aver consumato la cena Gloria memorizzava tutti i passi che avrebbe dovuto fare di lì a poco. Nello stesso tempo cercava di raggiungere la massima concentrazione pur rimanendo rilassata.
    Quando scoccò la mezzanotte cominciò a prepararsi. Si levò calze e reggicalze e indossò una calzamaglia nera, un pezzo unico che la copriva dal collo ai piedi e che si apriva grazie a una piccola cerniera anteriore, impercettibile alla vista. Quindì calzò un paio di scarpette nere, morbide, molto silenziose che però sotto la suola avevano un profilo anti-scivolo. A questo punto rimanevano scoperti solo il capo e le mani. Gloria frugò nella valigia fino a trovare un cappuccio nero che aveva una fessura per gli occhi e una, più piccola, per la bocca. Dopo averlo indossato si guardò allo specchio: ora aveva un aspetto inquietante anche se gli occhi e le labbra, che rimanevano visibili, addolcivano non poco la sua immagine. Prese il rossetto e lo passò sulle labbra, colorandole di un rosso che ricordava il fuoco dell’inferno. Poi con una matita contornò i propri occhi: l’espressione divenne dura, decisa, intimidatoria. Sistemato il viso, Gloria passò alle mani che infilò in un paio di guanti neri di pelle, molto aderenti.
    Finalmente arrivò l’1.00, l’ora fissata per l’azione. Gloria aveva riposto tutto il materiale che le sarebbe servito in uno zaino che si caricò sulla schiena, ma prima di uscire fissò alla coscia destra una fondina con una pistola spara-dardi al sonnifero. Spense la luce della stanza ed entrò nel corridoio nel quale filtrava un debole chiarore proveniente dai lampioni della città.
     
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  6. andrea68rapi
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    UN DIAMANTE PER GLORIA


    (quarta parte)


    Con pochi passi felpati raggiunse la scaletta che portava sulla terrazza. Giunta all’aperto sentì la fresca brezza che arrivava dal golfo, con sguardi furtivi controllò, a destra e a sinistra, che non ci fossero pericoli, quindi si concentrò sull’edificio del museo, che in linea d’aria, era lontano circa cinque metri. Dallo zaino estrasse un piccolo fucile con un’arpione, prese bene la mira e sparò: il lancio fu preciso e l’arpione si agganciò perfettamente al bordo della terrazza dell’edificio vicino. Gloria tirò a se la corda per accertarsi che l’agganciò fosse stabile, quindi fissò la fune anche dalla sua parte in modo che rimanesse ben tesa. A questo punto, agganciatasi alla corda, si lasciò scivolare verso l’altra estremità e in pochi attimi fu sull’edificio del museo. Tutto stava andando alla perfezione. Velocemente discese la scaletta che portava ai piani e con molta cautela arrivò al corridoio esterno alle sale che le interessavano. La ladra sapeva che avrebbe dovuto pazientare ed aspettare l’arrivo delle due guardie di ronda. Pertanto si mise tranquilla in un angolino, protetta dal buio. L’attesa durò solo pochi minuti. Gloria sentì i passi dei due uomini che percorrevano il corridoio e quando essi aprirono la porta, lei balzò fuori dal suo nascondiglio e apparve come un fantasma. Si posizionò con un ginocchio a terra e, pistola alla mano, sparò due dardi soporiferi ad entrambe le guardie, mandandole nel mondo dei sogni. Ora la porta era aperta, Gloria poteva entrare nella sala dei dipinti. Il pericolo imminente era costituito dall’altra guardia, quella che controllava le telecamere dalla sala sorveglianza. Era venuto il momento del pannello preparato dal complice. La donna lo aprì formando una specie di scudo, di colore uguale al pavimento, che l’avrebbe nascosta alla vista del poliziotto.


    (segue)
     
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  7. andrea68rapi
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    UN DIAMANTE PER GLORIA

    (quinta parte)


    Erano dieci i metri che separavano Gloria dalla sala di sorveglianza. La guardia ebbe la percezione che ci fosse qualcosa di strano, ma non ebbe il tempo di ragionarci sopra poiché con pochi balzi Gloria era già arrivata alla porta. L’uomo fissò il volto mascherato e fu come ipnotizzato dalle labbra rosso fuoco e dagli occhi decisi della donna e quell’incertezza gli precluse ogni difesa in quanto, prima che potesse fare qualcosa, un dardo con sonnifero gli si era già conficcato in un braccio. Non potè far altro che reclinare la testa e cadere in un sonno profondo.
    Mentre spegneva tutte le telecamere in modo da lavorare indisturbata senza occhi indiscreti che la registrassero, Gloria disse, trionfante:
    “Te la sei cavata con poco. Una buona dormita di 4-5 ore e un mal di testa passeggero quando ti sveglierai.”
    Messi a nanna i poliziotti, la donna poteva dedicarsi alla missione che si era prefissata, ovvero il furto del diamante. Per prima cosa però, tornò nel corridoio e trascinò le due guardie esanimi all’interno della sala dei dipinti, a ridosso della porta per bloccarla dall’interno. Poi si approcciò alla sala del diamante. Giunta appena oltre l’entrata, prese dallo zaino un paio di occhiali a raggi infrarossi per vedere come era costituita la barriera d’allarme. La ladra sospirò di sollievo: la barriera si presentava come un reticolato di fasci di luce, ma tutto sommato si trattava di un sistema d’allarme standard che Gloria aveva già incontrato e superato altre volte. Prese, quindi, il coccio di vetro e se lo mise all’interno della calzamaglia, bloccandolo nel reggiseno; poi lasciato lo zaino iniziò il superamento della barriera con movimenti da contorsionista che ormai, dopo anni di allenamento, erano diventati quasi automatici. In pochi minuti giunse all’agognato diamante. Diede un’occhiata per essere certa che non ci fosse qualche altro marchingegno d’allarme, quindi rassicurata, alzò il contenitore e fece la sostituzione del prezioso diamante con il pezzo di vetro. A questo punto Gloria rifece la strada appena percorsa, abbassandosi e rialzandosi per scavalcare i vari tranelli che la barriera di raggi proponeva e finalmente fu in salvo senza commettere errori. Velocemente riprese lo zaino e ritornò nella sala dei dipinti fino a giungere ad un quadro del pittore francese Manet. Prese un taglierino dalla sua attrezzatura e tagliò il quadro lungo i bordi, liberandolo dalla cornice e arrotolandolo.
    Il lavoro lì era finito. Gloria uscì dalla porta, liberandola dai corpi addormentati delle due guardie.
    La ladra prese il corridoio ma, arrivata davanti ai bagni, vi entrò e nascose il dipinto rubato sopra un armadio. Poi riprese la via della terrazza e in un attimo era pronta alla traversata fra i due edifici, tramite la fune. Quando fu sulla terrazza del proprio albergo, Gloria premette un pulsante sul piccolo fucile, sganciando a distanza l’arpione dalla opposta parete e ritraendolo a sé. Quindi, ripose tutta la sua attrezzatura nello zaino e scese le scalette per tornare alla propria stanza. Erano ormai quasi le 2.00 e tutti i clienti dell’albergo dormivano, per cui la donna mascherata potè guadagnare la porta della camera senza fare incontri imbarazzanti. Finalmente era al sicuro con il bottino nascosto nel reggiseno. Si tolse il cappuccio nero, liberando i suoi capelli biondi, si sfilò la calzamaglia e si gettò sul letto, stanca ma felice.
    Marchetti fu puntuale e alle 7.00 salì in camera da Gloria. L’insospettabile ladra era già vestita elegantemente e sotto una gonna che arrivava appena sopra il ginocchio indossava collant neri molto velati e scarpe col tacco alto. Sopra la camicietta, una pelliccia bianca le dava un aspetto da regina. Marchetti ne fu molto colpito, ma la sua attenzione si spostò presto sul diamante che faceva bella mostra di sé sopra un tavolino.
    “Non avevo dubbi che saresti riuscita.”
    “Neppure io. Adesso è tutto tuo. Piazzalo come meglio credi.”
    “Ho già qualche contatto, ma questo è affar mio. Riceverai come sempre l’accredito sul tuo conto in Svizzera.”

    Nel frattempo al museo, i poliziotti che avrebbero dovuto dare il cambio di guardia trovarono i colleghi ancora addormentati e diedero subito l’allarme. Grazie alla testimonianza dell’addetto alla sorveglianza delle telecamere, si seppe che una donna mascherata si era introdotta quella notte, presumibilmente per rubare qualcosa. Poiché la sala del diamante sembrava non essere stata toccata, gli inquirenti si indirizzarono verso la sala dei dipinti e ben presto scoprirono la sparizione del quadro di Manet. Tutte le forze di polizia della città, dunque, furono destinate alla ricerca della ladra e del quadro ed è così che circa mezz’ora dopo venne rinvenuta, nei bagni adiacenti alle sale del museo, la tela rubata. Della misteriosa donna, tuttavia, nessuna traccia: si presunse che, vista l’efficienza del sistema di controllo all’interno del museo, la ladra fosse stata costretta ad abbandonare la refurtiva. Pertanto nella conferenza stampa della mattinata, il capo della polizia di Doha, molto soddisfatto, lodò i propri uomini capaci di mandare in fumo i piani dei più pericolosi criminali.
    Le visite al museo non furono interrotte, anzi ci fu un incremento dei biglietti venduti grazie soprattutto ai molti turisti stranieri che desideravano vedere il famoso diamante del 13° secolo. Fu solo tre giorni dopo, che un esperto d’arte canadese fu colto dal dubbio, notando che la brillantezza dell’oggetto era lontana da quella di un vero diamante. Costui ebbe il suo daffare a convincere i responsabili a fare un controllo accurato che confermò tutte le perplessità e fece aprire gli occhi alla polizia su cosa era effettivamente successo quella notte.
    Ma ormai il diamante era già stato portato all’estero e Marchetti lo stava piazzando presso un cliente facoltoso. In quanto a Gloria, in quel momento era a San Pietroburgo vestita in pelliccia e si apprestava a visitare il museo dell’Hermitage per studiare un nuovo colpo.

    FINE


    Voglio ringraziare Gloria per aver accettato la parte di ladra mascherata in questa mia storia.
     
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    :) grazie a te della storia.
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  10. andrea68rapi
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    Grazie per i complimenti. Nel momento in cui Gloria ha postato il disegno in calzamaglia, la storia mi si è disegnata nella mente con tutti i dettagli. L'unica difficoltà è stata trasformare l'idea in scrittura.
     
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    Grande Andrea!
    Ti riconfermi il miglior narratore del forum! (senza ironia ...ma con molto rispetto per la tua fantasia nello scrivere) ;)
     
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  12. andrea68rapi
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    Grazie Soldier. Gentilissimo come sempre.

    La fantasia non mi manca: spesso quando incontro una donna per strada, mi diverto ad immaginarla in una azione criminale: e per ogni soggetto c'è una situazione diversa, in base all'espressione, al fisico, all'abbigliamento che indossa.
     
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    CITAZIONE (andrea68rapi @ 12/5/2017, 14:49) 
    Con me sicuramente un'arma, perchè vedere una donna con la pistola è già attraente di suo.

    anche per me un'arma sarebbe l'ideale per farmi rendere al massimo, una bella pistola, ma la donna rigorosamente con guanti in pelle
     
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    CITAZIONE (andrea68rapi @ 1/8/2017, 23:04) 
    CITAZIONE (onlynylon @ 27/7/2017, 23:03)
    Se poi si presenta anche con una calza sul viso e guantata a dovere ... Chi è che non darebbe il massimo? :)

    Una bella donna come Gloria, mascherata con una calza, guanti di pelle e una pistola con silenziatore... beh credo che meriterebbe la parte di protagonista in un film noir.

    Sicuramente saresti perfetta. Io da maschietto,devo confessarti che tutte le volte che ho reso meglio, è stato quando la Signora impugnava una pistola indossando i guanti in pelle nera, puntandomela,se poi me la premeva contro e cominciava a spararmi....so che non fumi ma quando la Signora fumava mentre mi stava sparando era il massimo
     
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28 replies since 12/5/2017, 09:50   618 views
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