L'importanza del linguaggio

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    Bellissimo post. Molto interessante e mentalmente stimolante :)

    Lungo la strada pero' si sono (forse inevitabilmente) aperte svariate parentesi (che meriterebbero ognuna un topic a parte) e mi sono un po' perso anche causa di alcune mie lacune e della complessità' storica-politica-culturale.

    Era iniziato, diciamo, dalla linguistica e correlazione tra linguaggio e QI (con connessa capacita' di crearsi un pensiero critico) per poi spostarsi verso la geopolitica, la tendenza di alcuni governi (non so perché mi viene in mente il Messico) a tenere la popolazione (o meglio le classi basse, i poveri) il più ignoranti possibile, con un livello culturale abbastanza basso da poterli gestire facilmente. Idem in India, probabilmente peggio...e, ovviamente, in molti altri luoghi ed epoche.

    Purtroppo sembra che certe dinamiche e giochi di potere di ripetano (forse ciclicamente) nella storia. Storia. Termine che poi e' tutto da definire. Ad esempio per qualcuno e' solo un costrutto dell'essere umano: "Metto agli atti che ogni storia, compresa quella del mondo e' una favola."..."La differenza tra un romanziere e uno storico e' che il primo mente consapevolmente per diporto, mentre lo storico mente per ingenuità', e s'illude di dire la verità'" (Halldor Laxness, Sotto il ghiacciaio, 1968)

    Scusate ho aperto un'altra parentesi ma mi avete contagiato :P

    CITAZIONE (Ash @ 4/12/2023, 15:33) 
    mentre la lettura di 1984 mi ha preso malissimo, una pesantezza allucinante, avrò letto si e no scarse duecento pagine e non c’è stato verso di continuare boh.

    Ma no dai, Ash, riprovaci. 1984 di Eric Arthur Blair e' figo. Fallo per me :D
    Io l'ho letto alle superiori controvoglia perche´costretto...e poi e´diventato uno dei primi libri che mi sono riletto in inglese :b:


    Va beh, dai. Adesso vi saluto che e' tardi. E' stato un piacere leggervi. ^_^

    Buona continuazione a tuttE/i,

    Sii.

    Ps. Miss Gisy con la fonte "L. Vygotsky, Pensiero e linguaggio, Laterza, 1990" mi ha fatto ritornare di botto ai tempi dell'universita´ :lol:

    Pps. Comunque la scorsa settimana ci sono rimasto male quando durante un tg italiano (che sinceramente guardo raramente perché fanno pena) hanno detto (non ricordo secondo quali statistiche, scusate) che 6 italiani su 10 leggono solo un (o meno) libro all'anno.
    Ho sempre saputo che non siamo dei grandi lettori ma non pensavo che la situazione fosse cosi grave :(
     
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    CITAZIONE (Sii felice @ 5/12/2023, 01:10) 
    Ad esempio per qualcuno e' solo un costrutto dell'essere umano: "Metto agli atti che ogni storia, compresa quella del mondo e' una favola."..."La differenza tra un romanziere e uno storico e' che il primo mente consapevolmente per diporto, mentre lo storico mente per ingenuità', e s'illude di dire la verità'" (Halldor Laxness, Sotto il ghiacciaio, 1968)

    citazione molto molto nteressante.
     
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    CITAZIONE (RufusByeBye @ 5/12/2023, 05:32) 
    CITAZIONE (Sii felice @ 5/12/2023, 01:10) 
    Ad esempio per qualcuno e' solo un costrutto dell'essere umano: "Metto agli atti che ogni storia, compresa quella del mondo e' una favola."..."La differenza tra un romanziere e uno storico e' che il primo mente consapevolmente per diporto, mentre lo storico mente per ingenuità', e s'illude di dire la verità'" (Halldor Laxness, Sotto il ghiacciaio, 1968)

    citazione molto molto nteressante.

    Scandinavista :P

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    E' rimasta un'ipotesi, ma la trovo interessante:

    https://it.wikipedia.org/wiki/Ipotesi_di_Sapir-Whorf

    CITAZIONE
    n linguistica, l'ipotesi di Sapir-Whorf (o Sapir-Whorf Hypothesis, in sigla SWH), conosciuta anche come ipotesi della relatività linguistica, afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla. Nella sua forma più estrema, questa ipotesi assume che il modo di esprimersi determini il modo di pensare.
     
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    Certe cose le avrai col tempo, certe altre non le avrai mai. - "Diaframma"

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    è sicuramente così...
    e per questo motivo sarebbe importantissimo che da tenerissima età i bambini fin da neonati vengano prepararti ad assimilare più lingue, dato che la lingua e le parole vengono percepite come frequenze matematiche e quindi anche la capacità di elaborare informazioni in base alla composizione linguistica sembra elaborare diverse funzioni del cervello; purtroppo questo metodo di assimilazione della lingua mi pare di ricordare che viene persa già attorno ai 5 anni , dopodiché il cervello per apprendere una lingua differente da quella insegnata in precedenza deve fare dei percorsi differenti, se trovo il libro in questione che al momento mi sfugge dove ho letto questi informazioni lo metterò in riferimento.
     
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    sarebbe interessante però imparare lingue di ceppi diversi per avere una mente capace di guardare le cose da più punti di vista.

    più su si parlava di inglesi e americani che non hanno il congiuntivo, ma per il resto non ci sono enormi differenze nella costruzione del linguaggio.
    è solo tutto un po' più semplificato, con un minore uso delle sfumature del linguaggio.

    in questo senso imparare l'inglese non apre la mente di uno che parla una lingua romanza.

    la vera differenza la farebbe imparare lingue che hanno costrutti diversi dai nostri e una diversa concezione dei tempi verbali.

    è una cosa piuttosto faticosa questa dei tempi verbali, ma il tempo è una delle categorie fondamentali del pensiero, quindi risulterebbe utilissima.
     
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    credo, e temo, che il diffondersi della cosiddetta "Intelligenza artificiale generativa" darà un'ulteriore contributo all'impoverimento e alla rudimentalizzazione della parola. La parola, in Saussure per lo meno, costituisce l'aspetto creativo della lingua intesa come istituzione: corrisponde al suo sviluppo diacronico, aperto all'inventiva e all'innovazione creativa. Sciaguratamente, ho l'impressione che la lingua parlata e anche scritta stia andando incontro a cospicui fenomeni di semplificazione ai quali non è estraneo il continuo e epidemico ricorso a termini eteroglossi, e penso in particolare all'inglese. Non si tratta di sostenere una sorta di nazionalismo linguistico ma di difendere ciò che di meglio la nostra lingua ha prodotto nei secoli.
     
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