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Ho sempre avuto un rapporto ambiguo con il riconoscimento sociale.
Da una parte ho sempre fatto le mie scelte, fregandomene di quello che pensavano gli altri.
Fin da giovane ho scelto gli studi che volevo fare io anche se tutti volevano indirizzarmi da un'altra parte, non ho mai seguito molto le mode nel vestirmi, e poi crescendo, quando le scelte diventano altre e più importanti, ho sempre preso la mia strada senza farmi influenzare molto.
allo stesso tempo però sentivo la mancanza del riconoscimento sociale delle mie scelte.
non volevo adeguarmi al mondo, ma allo stesso tempo volevo che il mondo mi dicesse bravo.
stessa cosa anche per il mondo del lavoro. Ho preso strade meno "importanti" e meno sicure di quelle che molti si aspettavano da me; e anche se non sempre è andata bene sono contento di aver fatto le scelte che ho fatto.
ma allo stesso tempo ho perso davvero un sacco di tempo a "litigare con il mondo", specialmente sul web, alla ricerca di un riconoscimento del valore delle mie scelte.
ecco, questa sì che è una cosa che cambierei di me. avrei potuto spendere più tempo a occuparmi di me piuttosto che perdere tempo in discussioni con chi non capiva il significato e il valore delle mie scelte, nonchè il tempo perso a cercare di spiegare cose a chi non aveva strumenti per capirle.
ora finalmente sono più sereno su questa cosa.
ho accettato che il mondo "normale" non capirà mai buona parte delle mie scelte, e questo significa anche dedicare più tempo a chi può capirmi ed evitare di perdere tempo dietro a chi non può o non vuole capirmi.
come al solito mi dico che avrei potuto benissimo capirlo prima, ma tant'è.
voi come vivete/avete vissuto la questione del riconoscimento sociale?. -
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Ogni persona ragiona con la propria testa e sente con il proprio sentire, alla fine uno deve veramente agire con se stesso e fregarsene, poi è chiaro chi non vorrebbe sentirsi "bravo" non dico "dire bravo" , ma sentirsi bravo.
Anche perché se le cose iniziano ad andare bene, nessuno ti dira' che sei bravo, ti dicono "bravo" finché c'è la possibilità che tu fallisca, poi smetteranno, quindi avanti.. -
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Il riconoscimento sociale conta eccome per appagare la nostra autostima..soprattutto al tempo dei social, in cui esiste anche una "reputation digitale" che ha un peso sia nella vita sociale che nel campo lavorativo.
Personalmente ho agito come Rufus, fregandomente parecchio di quello che la societâ avrebbe pensato di me. Col senno di poi non so se lo rifarei, perchè credo sia una scelta che non ha pagato affatto.
Diciamo che invidio molto quelli per i quali allinearsi al modus vivendi standard e "politically correct" non è per nulla una fatica, ma anzi un appagamento.. -
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se pensiamo che la gente si fa guerra per i like e i followers,,, ahi ahi ahi dove siamo finiti... . -
.Ho sempre avuto un rapporto ambiguo con il riconoscimento sociale.
Da una parte ho sempre fatto le mie scelte, fregandomene di quello che pensavano gli altri.
Fin da giovane ho scelto gli studi che volevo fare io anche se tutti volevano indirizzarmi da un'altra parte, non ho mai seguito molto le mode nel vestirmi, e poi crescendo, quando le scelte diventano altre e più importanti, ho sempre preso la mia strada senza farmi influenzare molto.
allo stesso tempo però sentivo la mancanza del riconoscimento sociale delle mie scelte.
non volevo adeguarmi al mondo, ma allo stesso tempo volevo che il mondo mi dicesse bravo.
stessa cosa anche per il mondo del lavoro. Ho preso strade meno "importanti" e meno sicure di quelle che molti si aspettavano da me; e anche se non sempre è andata bene sono contento di aver fatto le scelte che ho fatto.
ma allo stesso tempo ho perso davvero un sacco di tempo a "litigare con il mondo", specialmente sul web, alla ricerca di un riconoscimento del valore delle mie scelte.
ecco, questa sì che è una cosa che cambierei di me. avrei potuto spendere più tempo a occuparmi di me piuttosto che perdere tempo in discussioni con chi non capiva il significato e il valore delle mie scelte, nonchè il tempo perso a cercare di spiegare cose a chi non aveva strumenti per capirle.
ora finalmente sono più sereno su questa cosa.
ho accettato che il mondo "normale" non capirà mai buona parte delle mie scelte, e questo significa anche dedicare più tempo a chi può capirmi ed evitare di perdere tempo dietro a chi non può o non vuole capirmi.
come al solito mi dico che avrei potuto benissimo capirlo prima, ma tant'è.
voi come vivete/avete vissuto la questione del riconoscimento sociale?
Che dire? Mi sento di condividere appieno il tuo pensiero.
Cordialmente. -
Ash.
User deleted
Inizio col “dire” che leggerti è sempre un piacere e da ciò credo che un dialogo con te, faccia a faccia, possa essere davvero stimolante e mai banale.
Ecco perché condivido a pieno il tuo pensiero qui sopra.
Detto questo.
La mia totale avversione per i social credo vi sia ormai nota, questo spopolamento di questa enorme massa di esseri che con tutte queste piattaforme virtuali ci campa è un qualcosa che mi da il volta stomaco.
No, io non mi riconosco socialmente, men che meno cerco di addattarmici ad un qualcosa che trovo di aberrante, non me ne frega niente di condividere, commentare i cazzi degli altri. Figuriamoci dovessi poi narrare la mia vita attraverso posts, storie, reels ed altre baggaianate simili. Non se ne parla proprio.
“Lo sapevate che in Islanda a 3€ trovate un bar che…” “sapevate che in Turkmenistan le formiche hanno una colorazione argentea?!”
ma che cazzo me ne fotte a me?
Ma perché devo saperlo? E perché non ti fai i cazzi tua?
Io non avevo neppure lo smartphone, me lo regalarono i miei amici perché ero l’unico che quando dovevamo vederci per la pizza, non avendo what’s up, dovevano o chiamarmi o mandarmi un sms.
Mentre gli altri erano già tutti social.
Io non devo riconoscermi socialmente, specie in quest’era social della minchia.. -
.Inizio col “dire” che leggerti è sempre un piacere e da ciò credo che un dialogo con te, faccia a faccia, possa essere davvero stimolante e mai banale.
Troppo gentile. -
.(...)
voi come vivete/avete vissuto la questione del riconoscimento sociale?
Come quei viaggiatori nomadi
che fanno scorta d'acqua
quando trovano oasi sorgente
per poi ripartire
in viaggio nel deserto..