Le vostre radici

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    un po' di cose sentite a Sanremo mi hanno fatto venire in mente questa domanda.

    voi sentite in maniera forte le vostre radici geografiche? in particolare mi riferisco a quelle regionali.

    io personalmente mi sento più italiano e cittadino del mondo, e un po' trovo fastidioso quello che a me sembra un eccessivo attaccamento alle proprie radici regionali.

    non so perchè, ma mi sembra un'ostentazione divisiva.

    voi come sentite la cosa?
     
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    Anch'io propendo verso l'essere italiano. Non ho un accento siciliano, non parlo la lingua, tantomeno il dialetto di provenienza. Certo, li capisco bene, ma non li parlo perché in un certo senso mi è stato impedito.
    «Suoni molto meglio parlando italiano», «Non parlare in dialetto perché sembri grezzo e ignorante», «Il dialetto non l'hai mai vissuto»
    Anzi, la mia cadenza è pure volubile perché si adatta alla persona con cui parlo, e il mio vocabolario attuale è pieno di regionalismi da tutta Italia.
    Sull'attaccamento alle radici sono un po' combattuto perché, da laureato in beni culturali, so bene che la lingua e il dialetto sono in un certo senso dei beni culturali immateriali, perché la lingua è espressione di un pensiero, e impararne di nuove ti rende una persona più elastica perché entri in contatto con modi diversi di esprimere i concetti, e per me ci sta tutto il voler mostrare la propria cultura, anche per tenerla viva dato che le realtà regionali in futuro scompariranno per via dell'italianizzazione. Ma dall'altro lato c'è il mio vissuto, il mio essere nato e cresciuto con la lingua italiana, coi parenti che mi parlavano in italiano (per lo più), e ovviamente la mia esposizione sin dalla pre-scuola alla lingua inglese, così come il mio percorso scolastico - dato che sono diplomato al linguistico.
    Da un lato mi piace scoprire la bellezza delle realtà vicine a me, e dall'altro mi piacerebbe buttarmi e scoprire il vasto oceano delle realtà al di fuori del nostro paese, diversissime dalla nostra e fra di loro
     
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    Certe cose le avrai col tempo, certe altre non le avrai mai. - "Diaframma"

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    Mah, io ho un rapporto conflittuale con il veneto, ma specialmente con i miei posti di origine, dove reputo al gente di base becera e testadicazzo, dall'altra però c'è da dire, che amo il rigore che abbiamo sul piano della disciplina lavorativa, cosa che più si va sud più si perde, ( eccezioni dovute ovviamente ) quindi mi rendo conto, che quando mi fa comodo mi sento fiera di provenire dal nord est ( Ricordiamo Nietzsche : ciò che non uccide fortifica, ma sarà poi così ? ) nella maggior parte dei casi ti riduce male e basta.

    Poi sono molto legata a Modena ( moltissimo direi ), però ho amato per ceri versi alcune cose di Roma e Firenze che ho frequentato dal 2003 al 2006 circa, e come sempre che fanno i luoghi sono le persone, così come il concetto di famiglia, poi chiaramente se penso al clima, beh ecco sono legata al freddo e in città soffro ( già da ora pensate un po' ^U^ )

    Sento legami forti con persone che non ci son più, o forse anche con posti, che in fin dei conti, non ci sono più nemmeno quelli.
     
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    Mah, io sono nato e vivo in una terra di confine fra 2 regioni, sono figlio di immigrati e là ho anche passato parte della mia vita (tutte le estati per intero fino ai 14 anni e poi sempre meno), e mio nonno paterno stesso era immigrato, ho vissuto anni all'estero, in diversi paesi e viaggiato "abbastanza" in continenti diversi. Parlotto un paio di lingue straniere e un paio di dialetti.

    Detto ciò, dovrei sentirmi cittadino del mondo? Non credo. Non amo per nulla né ho mai amato la mia città natale, dove vivo e dove mi toccherà vivere. Non sento radici forti con la mia terra, come non ne sento poi moltissime con la terra dei miei genitori e quella di mio nonno. Certo, qualcosa lo sento, soprattutto intrinsecamente quando mi capita di andare nella terra natale di mio nonno, e sono affezionato a certi luoghi.

    Cosa mi sento io? Probabilmente solo me stesso, comunque RufusByeBye dò ragione a quello che pensi di questa spinta -a volte becera- sulla regionalità che presto finirà per disgregare il Paese, però le differenze fra regioni ci sono, e sono a volte lampanti e io stesso mi infastidisco parecchio quando qualcuno dice che vengo dalla terra dei miei genitori. No, non ho nulla a che farci in termini di mentalità. Alla fine l'ambiente in cui si cresce ha maggior influenza del sangue che si ha nelle vene.

    Gelon Navi tu non parli il tuo dialetto, questo identifica anche la tua classe sociale perché -macro differenza tra il Sud e il Triveneto- al Sud spesso il dialetto è visto come la lingua dei rozzi, degli illitterati, quando invece le persone veramente colte lo parlano dandogli la sua giusta importanza, in Triveneto il dialetto è la lingua di tutti, che tu sia operaio, capitano d'industria, professore universitario o politico (solo le forze armate e di pulizia non si "abbassano" a parlarlo ...)

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  5. Andry79
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    Io personalmente sono molto legato fiero e orgoglioso di Roma e dei romani essendoci nato e cresciuto poi sono legato anche alla Puglia e al sud visto che ero figlio di mamma pugliese delle parti di Ostuni (brindisi) penso sia una cosa normale esserlo e ovviamente fiero di tutta l italia

    Edited by Andry79 - 10/2/2024, 19:18
     
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    io personalmente non nego l'importanza delle radici.

    mi piacciono anche le tradizioni, almeno quando insieme all'esteriorità si tramanda il significato delle cose (questo lo diceva anche Goethe: se tramandiamo le tradizioni esteriori ma non spieghiamo il senso, allora rimane solo fuffa).

    e però non è che tutto il mondo di una volta sia carico di valori positivi, quindi alcune cose potremmo anche lasciarcele alle spalle più che volentieri.

    i posti in cui siamo cresciuti possono anche averci insegnato qualcosa di buono, ogni regione in italia ha le sue peculiarità, questo è vero.

    quello che a me non piace è la poca capacità di adattarsi di alcuni. se ti trasferisci da un posto ad un altro per me devi capire dove sei andato a vivere ed evitare, o almeno limitare, atteggiamenti che magari piacciono da dove vieni ma sono fastidiosi per dove siamo arrivati.

    questo per me vale per chi si sposta da una regione all'altra, per gli italiani che vanno all'estero e per gli stranieri che arrivano in italia.

    poi si possono anche mescolare le culture, entro certi limiti, e può uscirne anche qualcosa di buono.

    ma non sempre è possibile, non sempre è facile.

    a me piace essere aperto, ma deve essere un arricchimento reciproco.

    ho messo insieme un po' troppe cose, forse :)

    Edited by RufusByeBye - 12/2/2024, 20:39
     
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    Ho molto a cuore le mie radici. Sono nato in un Isola splendida abitata da persone splendide. Ogni volta che mi son dovuto allontanare l'ho fatto con il cuore in mano. Ogni volta che son ritornato i profumi della mia amata terra iniziavo a sentirli da sul traghetto, anche se ancora era molto distante dal porto. Questo mi emoziona sempre, ...tantissimo.
    Ogni volta che vengo in Italia, ...sì dico Italia perché ogni volta che dico "continente" faccio scappare un sorrisino ai penisolani, allora sorrisino per sorrisino preferisco dire Italia… "Ca Sardigna no est Italia". ^U^
    Tranquilli scherzo, ...neanche poi tanto a dire il vero :lol:
     
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    CITAZIONE (RufusByeBye @ 10/2/2024, 00:46) 
    un po' di cose sentite a Sanremo mi hanno fatto venire in mente questa domanda.

    voi sentite in maniera forte le vostre radici geografiche? in particolare mi riferisco a quelle regionali.

    io personalmente mi sento più italiano e cittadino del mondo, e un po' trovo fastidioso quello che a me sembra un eccessivo attaccamento alle proprie radici regionali.

    non so perchè, ma mi sembra un'ostentazione divisiva.

    voi come sentite la cosa?

    Sono legato ai miei luoghi, colori, sapori, profumi, alle persone, le parole, i pensieri, la mentalità, come una pianta è connaturata alla terra che la genera cresce ospita e nutre.
    Non sono sicuro ma nell'etimo *Condividere* dividere cum, la divisione, il modaiolo negativo *divisivo* quando viene vissuto cum 'con' riflesso confrontato nell'altro diventa relazione fra due persone individui diversi, la differenza il ri/conoscersi diversi è il presupposto per il conoscersi apprezzarsi reciproco?
    Certo non basta la differenza, occorre il piacere di ac/coglierla anziché il volerla escludere per sancire la propria superiorità sull'altro diverso straniero, il Foresto come si dice da noi.
     
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    Io invece adoro il mio dialetto, mi paice andare a vedere gli spettacoli in vernacolo e purtroppo ancora rimpiango Mazzarella ( che era di adozione ma sapeva più cose di Milano dei milanesi ), Qualche anno fa, ora non so perchè purtroppo non riesco a vederla, la TV svizzera faceva commedie teatrali in dialetto. Un conto è essere orgogliosi delle proprie origini e delle proprie tradizioni, un altro è vivere nel passato. Infatti io mi sento un cittadino del mondo e sono di razza umana...anche se visti le porcherie che stiamo facendo e che abbiamo sempre fatto non mi sembra proprio una cosa di cui andare orgoglioso.
     
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    Il pollice alto è per il discorso in sé, non per il dialetto milanese.

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